Descrizione
Alessio De Marchis (Napoli, 1710 ca – Perugia, 1752)
( Dipinti antichi e quadri in vendita )
Coppia di paesaggi ovali
Olio su tavola, cm 47.3×35.5
La prima fase della produzione di Alessio De Marchis è tutta dedicata alla veduta a Roma, alla sua tradizione e allo studio dei contemporanei. Dalle fonti sappiamo che il pittore fu incarcerato a Castel Sant’Angelo per aver causato un incendio e di lì uscì solo grazie alla protezione del suo mecenate, il cardinal Annibale Albani. Grazie al suo intervento, il De Marchis ebbe l’opportunità di dare avvio alla seconda fase della sua produzione, più matura e compiuta: al seguito del cardinale si recò ad Urbino nel 1728, dove affrescò il palazzo di famiglia. Negli anni a seguire la sua attività si spostò ad Urbino, dove ebbe numerosi incarichi di rilievo.
Questa coppia di tavole ovali di certo è rappresentativa della maturità dell’artista: in un ovale lo scorcio tra gli alberi lascia intravedere una vasta vallata, con delle architetture sullo sfondo, mentre nel suo pendant sono due alberi al centro della composizione mentre alle loro spalle svetta un’imponente montagna. Osservando la pennellata, che è sempre stata poco analitica e dalla linea poco rigorosa, qui essa si fa ancora più vivace, quasi sferzante, romantica. Il colore è steso a macchie dense, espressive; il pittore, che era noto a Roma anche come abile disegnatore, ha perso qui ogni interesse per la minuzia, per la descrizione dei dettagli.
In opere come questa si riconosce come imperativa la volontà di svincolare il genere del paesaggio da ogni forma di narrativa, di elevarla a rappresentazione significativa per sé stessa e che per sé stessa può vivere.
Bibl.: A. Busiri Vici, Trittico paesistico romano del’700…, Roma 1975, pp. 159-207, 298-355;
C. Maggini, ‘Aggiunte ad Alessio De Marchis: quattro opere grafiche e tre dipinti ad olio’, in ‘Studi per Piero Zampetti’, Ancona 1993, pp. 416-419;
A. Cerboni Baiardi, ‘Alessio De Marchis’, in ‘La pittura di paesaggio in Italia. Il Settecento’, a cura di A. Ottani Cavina ed E. Calbi, Milano 2005, pp. 174-175, con bibliografia precedente.
Nostro riferimento: AF00337