Descrizione
Antoon van Dyck ‘Venere e Amore’
( dipinti antichi e quadri in vendita )
Antoon van Dyck fu uno tra i più stimati pittori del Seicento europeo. La sua fama nella prima fase della sua attività è strettamente legata a quella del suo maestro e amico, Rubens, che tanto successo ebbe in Italia tra il 1600 e il 1609.
Il van Dyck, molto apprezzato soprattutto per la su attività di ritrattista, qui si diletta con il genere mitologico, di cui si occupa in particolare durante il suo viaggio in Italia; nel 1621 lo troviamo a Genova, dove ebbe un grande successo anche grazie alla fama già raggiunta dal suo maestro in città. L’anno seguente è consacrato allo studio dei soggetti mitologici ed erotici, interpretati alla luce dello stile del suo più grande punto di riferimento, Tiziano, grazie al quale si libererà anche dell’eccessivo rigore cattolico che colpì Anversa nei suoi anni.
Considerato che il genere di maggiore interesse per lui resterà sempre il ritratto, appare evidente l’eccezionalità costituita da un’opera autografa di questa qualità e dimensione, che illustra perfettamente i due generi a cui si dedica dal 1622, il mito e l’eros.
La derivazione spiccatamente tizianesca della tela è evidente nella costituzione della figura della dea, morbida e squisitamente veneziana, ma anche dagli esiti dello studio sul rapporto tra luce e ombre. La scelta dei toni bronzeo-dorati, l’attenzione riservata alla costruzione delle masse attraverso leggere e studiate sovrapposizioni di colore, ci lasciano ritenere che quest’opera appartiene dunque al periodo che il pittore trascorse nel centro-nord Italia, tra il 1621 e il 1624, anno in cui è ormai menzionato dalle fonti presso la corte di Emanuele Filiberto di Savoia, Viceré di Sicilia.
In questa rara opera van Dyck è ancora rapito da Tiziano, dalle sue forme e dalla sua luce. Anche il nudo della dea abbandona le forme generosissime dei corpi del Rubens per avvicinarsi di più al morbido candore dei nudi del maestro veneziano, qui evocato anche nell’ambientazione della scena in un’intima camera da letto.
Degno di nota, infine, è lo straordinario volto della Venere, più dolce che sensuale: ella si rivolge con decisa premura al figlio che cerca sì di attrarre l’attenzione della madre ma, al tempo stesso scostando con decisione la pelliccia, fa scorgere all’osservatore le nudità della dea.
Bibl.: D. Bodart, Van Dyck, Prato, Giunti 1997.